Santa Fine


 

Santa Fine

 

Una volta, quando eravamo giovani, amavamo andare con la nostra conquête de passage, qualche dolce effusione in un bellissimo piazzale sotto la punta di Santa Fine, che costeggiava le potenti mura medicee, in quel luogo lontani da occhi indiscreti e con un panorama che si offriva immenso davanti ai nostri occhi le semplici parole di ragazzi diventavano grandi e profonde come quel mare che lambiva la scogliera sottostante. Siamo tornati oggi dopo tanto tempo, la prima intenzione era quella di vedere la tanto chiacchierata via Ninci e via Marconi oggetto di critiche e novella dello stento, poi ricordando il luogo la curiosità ci ha spinto o forse chissà inconsciamente avrà prevalso la voglia di fare un tuffo nel passato. Altro che vecchie tenere rimembranze, la realtà ci ha colpito subito come una mazzata, dove volgevi lo sguardo ti apparivano macerie, tronchi di pini secolari tagliati lungo la strada e gettati in un informe ammasso e come artigli si stagliano di fronte ai nostri occhi coprendo la splendida vista delle Ghiaie, antichi pali di cemento da decenni riposano abbandonati all’ingresso, dimenticati dai nostri, vecchi e nuovi mercanti di consensi, sopra di noi le grandi mura si stagliano grigie e cupe ricordandoci severamente antichi fasti e grandi battaglie. Un segno indelebile dei “nuovi vandali”, un'altra opportunità gettata alle ortiche… che vergogna, che squallore che immane prezzo sta pagando il paese, la sua storia, la nostra immagine di fronte al tanto invocato turismo. Nella mente torna tonante la battuta ironica di Diderot “Beati gli antichi che non avevano antichità” . Torno mestamente a casa …

 

                                                                                                        Fabrizio Prianti




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